Affrontare le esigenze degli altri senza dimenticare se stessi

2 ottobre 2020

“Adesso basta, devi imparare a dire di no!” Facile a dirsi. Quante volte capita di sentirci fare questa raccomandazione! E, di solito, proprio quando meno lo vorremmo. In alcune situazioni non riusciamo a rifiutare un favore o non esprimiamo la nostra opinione. 

Vi ritrovate in queste prime righe? Allora, questo è proprio l’articolo che fa per voi!

Da cosa capiamo che i nostri limiti sono stati superati?

Tutti vorremmo essere in grado di stabilire limiti e confini nelle relazioni con gli altri, riuscendo quindi a rifiutare richieste e consigli quando non siamo d’accordo.

Proviamo a pensare come ci sentiamo quando un’amica ci racconta i suoi problemi di coppia nei minimi dettagli, nonostante ce li abbia già raccontati decine di volte. Oppure quando la vicina di casa, un pò troppo curiosa, si fa gli affari nostri. Se sentiamo di non riuscire a fermare queste persone significa che abbiamo bisogno di correre ai ripari. Proviamo a dire a noi stessi e agli altri “più in là di così non puoi andare”. Come? Dobbiamo imparare a mettere dei limiti.

Il proprio spazio nella relazione: dove sta il confine?

Lo spazio di benessere in una relazione si trova nel punto in cui ci si sente meglio nel contatto con l’altra persona. Quando sentiamo una persona troppo vicina fisicamente oppure troppo intrusiva, coinvolta e “appiccicosa”, lo avvertiamo anche a livello fisico. Qualcuno proverà uno sgradevole formicolio, qualcun altro un senso di oppressione al petto o il contrarsi dello stomaco. Il nostro corpo ci sta inviando dei segnali: i nostri confini stanno venendo superati.

Cosa succede?

Se non siamo in contatto con il nostro corpo facciamo fatica ad associare questi segnali con il senso di malessere che l’altra persona ci sta facendo provare. Non ci rendiamo nemmeno conto di essere sotto stress, di essere sul punto di scappare o di reagire violentemente. Al contrario ci sforziamo di capire l’interlocutore e di soddisfare le sue esigenze. Solitamente questo capita a chi si è dovuto occupare, fin da piccolo, di un fratello o di un genitore, fungendo per questi da punto di riferimento. Così facendo ha dovuto mettere in secondo piano i propri bisogni, diventando un esperto nel riconoscere quelli degli altri. Abituati in questo modo, quello che dimentichiamo del tutto, invece, che cosa ci sta a cuore e cosa ci fa stare bene.

Ci rendiamo conto di ciò che sta accadendo quando ormai è già troppo tardi. In alcuni casi veniamo travolti da un grande accumulo di rabbia incontrollabile, che cerca solo la strada più breve di scaricarsi. Quindi esplodiamo.

In alcuni casi invece la rabbia viene rivolta verso se stessi e quindi implodiamo. Dall’esterno è un atteggiamento difficile da notare, se non per la presenza di piccoli segnali (le labbra diventano sottili, lo sguardo spento e la postura abbandonata). In quel momento si prova amarezza e rassegnazione. Spesso ci si arrabbia con se stessi e ci si chiede: “Perchè non l’ho fermato? sono proprio un incapace!”.

Concentrarsi su se stessi: posso permettermi di stare bene?

Se non siamo in grado di essere pienamente noi stessi e di definire bene i nostri confini, corriamo il pericolo di perderci in quello che vuole l’altra persona. Mostrare i nostri confini e difendere il nostro spazio richiede da parte nostra di riconoscere i nostri desideri. Solo conoscendo ciò che ci piace e ciò che non ci piace possiamo farlo conoscere agli altri. Chi riesce a percepire se stesso riesce a sentire anche i propri bisogni. E’ necessario quindi, fermarsi, e chiedersi: “Cosa desidero in questa situazione? e per questa relazione?”.

Come definire il nostro spazio

Ci sono vari modi per stabilire limiti e confini: ricordiamoci che abbiamo moltissime strategie comunicative per dire agli altri come stiamo.

Ci sono i canali indiretti quali la postura, l’orientamento del corpo la mimica. Si può, ad esempio, segnalare ad una persona che “si sta avvicinando troppo” modificando la posizione del corpo, arretrando e mettendo maggiore distanza fisica con lui. 

L’altra strategia è parlare apertamente. Spesso non troviamo il coraggio di farlo per paura di offendere l’altra persona, ma, possiamo con educazione provare a far capire all’altro che, ad esempio si sta dilungando troppo nel suo discorso.

Ricordiamoci che anche le nostre sensazioni hanno valore. Non dobbiamo arrivare a stare male o a scoppiare prima di esplicitare un limite. Anche noi possiamo permetterci di stare bene.

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“Buone recinzioni fanno buoni vicini” Robert Frost

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