Che cos'è il disgusto?
24 agosto 2020
Il disgusto fa parte delle nostre emozioni primarie, presenti fin dalla nascita, insieme alla gioia, alla tristezza, alla rabbia e alla paura. Ci aiuta a stare lontani da cibi e sostanze che potrebbero essere dannosi per il nostro organismo, oltre che da situazioni e persone che potrebbero rivelarsi “pericolose”.
Tutti noi, almeno una volta, abbiamo provato disgusto per qualcosa, dal cibo scaduto dimenticato nel frigo, alle notizie più terribili lette sui giornali. Infatti la funzione primaria del disgusto è quella di difenderci da degli eventi e stimoli dannosi.
Come si manifesta?
Il disgusto, come tutte le emozioni, prevede una specifica reazione fisiologica, caratterizzata da rallentamento cardiaco, aumento salivazione e risposte del sistema parasimpatico (quello che regola, tra altre cose, tutto l’apparato digerente).
Solitamente causa disgusto ciò che al palato viene percepito come amaro (rimembranze di veleni e tossicità) o acido (alimenti che stanno andando a male). Mentre al tatto, causa disgusto ciò che è viscido, molliccio poiché facilmente associato a qualcosa di putrido, di stantio. Oppure ciò che ha un cattivo odore.
Il disgusto associato ad un cattivo sapore è innato (un neonato rifiuta e sputa un cibo molto amaro o acido), il disgusto associato ad un certo tipo di persone, di ambienti, di ideologie, di atteggiamenti si sviluppa con la cultura ed ambiente di appartenenza, soltanto quando il bambino diventa più grande.
A cosa serve?
Il disgusto era molto utile in passato, e continua ad esserlo ad oggi, in quanto ha un’importante funzione evolutiva perché ci protegge dall’ingestione di alimenti o sostanze che potrebbero essere dannose, se non addirittura tossiche per il nostro organismo.
L’originale “disgusto di base” col tempo si è evoluto in “disgusto morale”: proviamo disgusto ma anche nei confronti di persone, azioni e situazioni potenzialmente pericolose o in grado di compromettere la nostra integrità morale
La conseguenza del disgusto: Il rifiuto e l’importanza di dire “No!”
Il disgusto agisce attraverso l’esigenza di allontanarsi, o tramite la dichiarazione di netto rifiuto “No!”, per evitare che la sostanza o la persona entri in contatto con noi e ci “contamini”.
La contaminazione infatti non ha come unico risultato il proprio stato di salute, ma ha anche risvolti sociali. Essa potrebbe portare al rifiuto da parte degli altri, che ci disprezzerebbero perché saremo “marci”, “sporchi”, inaccettabili. In questo caso quello che rischiamo nel rapporto con gli altri è uno svilimento della nostra dignità. Il disgusto è dunque un’emozione che tutela non solo il corpo fisico e la sua integrità, ma anche il Sé e il senso della nostra dignità umana.