La mamma è sempre la mamma
6 maggio 2021
Questo articolo è dedicato alla figura della mamma. Il rapporto che si crea tra una mamma e il suo bambino è un legame profondo che ha la capacità di trasformarsi in basa alla fase del percorso di vita che il figlio o la figlia sta attraversando.
Mamma e figlio/a: un rapporto in trasformazione
Se pensiamo all’immagine della mamma ci tornano alla mente tutte quelle situazioni nelle quali essa è stata per noi aiuto e sostegno ma possono emergere anche ricordi meno piacevoli come ad esempio le litigate fatte in adolescenza o situazioni vissute come ingiuste. Il rapporto con la figura materna è nei primi giorni di vita un legame nel quale non esistono confini, la mamma è l’intermediario tra il neonato e il mondo esterno sconosciuto e nuovo. Da lei dipendiamo in tutto e per tutto, è la nostra fonte di cibo, sicurezza, il nostro porto sicuro.
Quando iniziamo a camminare ed esplorare il mondo, la mamma è colei che ci protegge dai pericoli. Insieme al papà è la persona che ci sprona a conoscere l’ambiente circostante, ci aiuta a trovare il modo per superare gli ostacoli, a metterci alla prova davanti a obiettivi prefissati. La mamma è il principale punto di riferimento fino all’età dell’adolescenza, periodo in cui la costruzione della nostra identità ci porta a distanziarci dalle figure genitoriali per capire e definire noi stessi. Se fino a quel momento la mamma era il nostro “faro nella notte”, la figura perfetta, in questo periodo prendono sopravvento tutti quegli aspetti che il figlio/a non riesce proprio a digerire. La mamma non è più idealizzata bensì demonizzata, è la persona che intralcia i nostri piani, quella che “rovina sempre tutto”, quella che impone regole e ricorda doveri. Per approfondire leggi l’articolo “Un genitore nei panni del figlio adolescente”.
Successivamente, superata la fase adolescenziale, la mamma può essere vista come la luce che illumina la strada che ognuno decide di intraprendere per costruire il proprio futuro. Pensiamo ad esempio alla scelta della scuola superiore . In questa situazione, per la prima volta il figlio/a si trova a dover prendere una decisione, come se dovesse scegliere i primi mattoni per costruire il proprio sentiero, i primi passi verso una direzione che porterà il ragazzo o la ragazza verso un futuro professionale. Il sostegno genitoriale della mamma e del papà in questa ardua scelta è fondamentale: aiutare il figlio a capire quali siano le proprie attitudini e i propri desideri è uno dei compiti che caratterizzano questa fase di svincolo. La mamma può diventare consigliera, può offrire momenti di confronto e conforto, condivisione di perplessità, paure e insicurezze.
Il periodo della gradivanza: il legame madre-figlia si intensifica
Spesso diamo per scontato che tutte le mamme possiedano, fin da subito l’istinto materno. Non tutte possiedono questo famoso istinto, c’è a chi risulta spontaneo e naturale capire i bisogni del figlio/a e prendersene cura, c’è chi si sente più insicura e ha bisogno di maggior sostegno, ancora prima dell’arrivo del neonato. Un momento delicato che rinsalda il legame tra mamma e figlia è il periodo della gravidanza di quest’ultima. Il fatto di diventare mamma riattiva tutta una serie di ricordi rispetto al rapporto con la propria madre che ci porta ad avvicinarci ad essa. Ecco che in questo momento la mamma può essere un punto di appoggio, essendo una situazione nuova e sconosciuta per la figlia, la mamma può diventare la persona che può dare risposta ai mille dubbi e domande caratterizzanti il momento della dolce attesa. Ancora prima della nascita del figlio, la mamma si prepara a diventare genitore.
Come si impara a fare la mamma?
Non esiste un unico modo per essere mamma. Il ruolo genitoriale si costruisce grazie a ricordi ed esperienze vissute nella propria infanzia con la propria mamma. Si riattivano episodi della propria storia personale di figlia e queste memorie influenzano il modo di essere mamma nel presente. Come accade per il papà. nell’essere madre, viene trasmesso qualcosa che fa parte della propria storia personale di figlia e, nel ricordarla, una donna può trovare il suo particolare modo ed essere madre. Ogni madre trasmette al figlio/a, a modo suo, qualcosa dell’eredità precedente. Non si tratta però di una semplice replica. E’ necessario che ogni madre conosca il proprio figlio, i suoi bisogni e i suoi desideri per essere per lui una figura di riferimento, che fa la differenza nella sua vita.
Verso l’accettazione di pregi e difetti
In età adulta, quando la costruzione della propria identità è giunta ad una struttura sufficientemente solida, ci accorgiamo che non abbiamo più bisogno delle “stampelle” che i nostri genitori hanno offerto fino a quel momento. Ci rendiamo conto che i genitori, come tutti gli essere umani, hanno pregi e difetti, non sono quegli essere perfetti che credevamo, si avvia quel processo di riconoscimento e accettazione dei limiti di quelle figure che credevamo invincibili. Accettare significa guardare col sorriso quelle rigidità o idee inflessibili di mamma e papà senza voler a tutti costi cambiarli. Essere consapevoli che nonostante tutto hanno dato il loro meglio nel crescere i loro figli, ci basta per poter accettare i genitori nella loro autenticità.
La fase del ringraziamento
L’ultima fase della vita della mamma, quando diventa anziana, è il momento nel quale è lei ad avere bisogno di noi, è un momento difficile e faticoso sia per il genitore che per il figlio/a. Avviene una sorta di inversione di ruoli, diventiamo noi il sostegno, il punto fermo per il genitore. In questo momento di vita abbiamo l’occasione di ringraziare coloro che ci hanno accompagnato nel nostro percorso di crescita. Gli stessi sentimenti di tenerezza e amore di cui abbiamo beneficiato, tornano sotto forma di cure e attenzioni per i propri anziani.
A prescindere dal momento di vita che ognuno sta attraversando, la mamma può essere il punto fermo, stabile, una fonte di amore che continua a vivere dentro di noi.