La terza età: tempo di traguardi
5 marzo 2021
Il tema della terza età è un argomento piuttosto faticoso da affrontare in quanto rappresenta l’ultima fase dell’esistenza dell’essere umano.
La propria vita si modifica, cambia la quotidianità e il ritmo della routine. Il pensionamento è uno dei cambiamenti maggiori in questo periodo, esso porta alla necessità di riorganizzare la propria giornata e i propri obiettivi a lungo e a breve termine. In aggiunta, non dimentichiamo il periodo che stiamo vivendo segnato dall’emergenza sanitaria, affrontare questo nuovo capitolo di vita, in un momento storico come questo, caratterizzato da restrizioni e fatiche emotive diventa più complicato per i nostri genitori, zii, nonni, amici di una certa età.
Quali preoccupazioni abitano la mente dei nostri anziani?
Diventare anziani come ogni passaggio di vita presenta dei cambiamenti caratterizzati da alcuni compiti che la persona è portata ad adempiere per sentirsi sufficientemente in sintonia con la fase che sta vivendo. Un primo fatto rilevante che incide sulla vita di una persona che sta diventando anziana è il ritiro dall’attività lavorativa e il conseguente pensionamento. Assume particolare importanza la capacità di investire tempo e pensiero su nuove attività che possano far sentire la persona ancora utile, in modo da colmare quel vuoto che si è creato dal momento che il lavoro è stato una fetta consistente della vita. Ad esempio, pensiamo alla frequentazione di luoghi come il circolo per anziani o la bocciofila, all’università della terza età, oppure alle attività di volontariato, luoghi di socializzazione che consentono di trovare una nuova routine. In questo tempo di pandemia, l’emergenza sanitaria ha bloccato tutte queste possibilità. E’ diventato complicato semplicemente vedere i nipotini o i figli, socializzare con il vicino di casa, uscire per fare una passeggiata. In un momento di vita così particolare, potrebbe emergere nell’anziano un forte senso di solitudine soprattutto per coloro rimasti senza moglie o marito.
La persona arriva a capire di avere bisogno dell’altro quando si rende conto di non essere più in grado di “cavarsela”, possono mancare le forze fisiche, può perdere lucidità mentale, segni che costringono l’anziano a dipendere da un’altra persona. La preoccupazione di essere un peso per i propri cari è un altro pensiero che reca frustrazione, dispiacere, ansia e tristezza. In aggiunta, l’aspetto economico non è da sottovalutare, la preoccupazione di non riuscire ad auto mantenersi mette l’anziano in uno stato di agitazione.
Tempo di bilanci
Come ogni compito di una certa importanza, quando ci si avvicina al termine dell’impresa, si tende a fare un bilancio. Si pensa agli obiettivi conquistati, quelli parzialmente raggiunti, quelli invece che non non è stato possibile conquistare. Così accade anche nel momento in cui ci si avvicina all’età anziana. Fare i conti con la propria esistenza è un passaggio faticoso soprattutto quando il piatto della bilancia pende verso ciò che non è stato raggiunto. Sicuramente questo pensiero è forte tanto più forte è la percezione di essere quasi al capolinea della propria esistenza. Più che mai in questo periodo, gli anziani percependo la fragilità della propria vita, sono portati a fare questo faticoso bilancio.
Cosa possono fare le persone attorno all'anziano per aiutarlo ad attraversare serenamente la fase della vecchiaia?
Supportare gli anziani in questa fase potrebbe essere un buon aiuto che i familiari possono dare a loro, dedicando del tempo alla relazione, mettere parola su ciò che è stato, come percepiscono la loro vita. Pensiamo al tempo che possiamo dedicare loro, sfogliando ad esempio vecchie foto che nascondono dietro curiosi racconti della loro vita passata. Quei racconti possono sembrare come un dono che i nostri anziani ci fanno, ascoltare la loro storia di vita così diversa dalla nostra può arricchire. Anche fare delle attività insieme può essere un modo per passare del tempo con i nostri nonni, un semplice giocare a carte o fare la spesa con loro, esprime un sentimento di vicinanza che l’anziano può vivere come un grande regalo.
Un tema protagonista di questa fase finale di vita, ma anche di questo periodo storico, è quello della malattia. Il rischio per la propria salute, è un pensiero molto presente nella mente dell’anziano, complicato da accettare e strettamente collegato al grande e faticoso tema della morte.
La fine della vita: un' eredità di ricordi, gesti ed emozioni
Non è facile parlare o anche solo pensare alla morte, alla fine, all’assenza, alla mancanza. Si preferirebbe non parlare di morte, ma questo è il grande tema che proprio nell’età anziana diventa un pensiero importante, forte, presente.
Come far fronte alla morte di una persona cara? Una domande che probabilmente è stata pensata da molte persone, la risposta non può essere oggettiva, univoca e risolutrice. Inizialmente il dolore è talmente forte che non ci sono parole che possano alleviarlo, come si dice in queste occasioni è il tempo che può aiutare, la pazienza di aspettare, vivere quel dolore pensando che un giorno sarà trasformato. Il tempo aiuta, ma non solo, ciò che può fare la differenza è pensare alla morte non tanto come a un’interruzione totale, ma a un’eredità fatta di ricordi, routine, gesti che sono stati tramandati e che sono custoditi in noi. Ciò che è stato tramandato può essere messo in pratica nel presente e sollecitare il ricordo della persona che se pur scomparsa, continua a essere presente dentro di noi. Una parola chiave è condivisione: la condivisione del dolore è una possibile mossa per alleviare la sofferenza. Esprimere il dolore significa riviverlo, non è facile, è possibile che la persona preferisca chiudersi in se stessa ed elaborare privatamente il proprio dolore. Questo porta a distanziamento fra i membri della famiglia e successivamente a maggior solitudine. La fatica della condivisione porta però a un alleviamento del grosso peso della sofferenza. Mettere parola sul dolore, condividere e ricordare anche momenti felici trascorsi con la persona scomparsa, potrebbe far strappare un sorriso anche in quei momenti così tristi.
Proviamo a pensare alla condivisione come se fosse un disinfettante, quando la ferita è aperta, la medicazione brucia, ma grazie a questo bruciore la ferita può rimarginarsi. La cicatrice rimane assieme al ricordo. Come scritto nel nostro articolo sul lutto, focalizzarsi su ciò che ci ha donato la persona scomparsa, ciò che ci ha insegnato, aiuta a vedere il distacco non solo come sofferenza ma anche come nuovo modo di amare, un amore fatto di gratitudine.